| LadyChiara |
| | Luci e Ombre
Sento l’odore del vuoto, qui attorno a me. È una sensazione difficile. Ma ogni aspetto dell’anima è complicato. Io parlo dell’odore che senti per le strade deserte, quell’odore di sonno che sta diventando sogno. Sono convinta che sia un odore che l’istinto può capire, come può sentire che la notte sta finendo e sta arrivando l’alba. Ma dov’è l’alba ora? Io sono immersa nella più completa oscurità. La mia immagine si riflette nelle vetrine spente. Il vento agita i lembi del mio cappotto. Sono io e so dove vado. Dove sono? Se mi sforzo quel po’ che basta, posso ricordarlo ma... È un sogno?! Allora sto dormendo... Bene, ora che me ne sono accorta, dovrei svegliarmi e abbandonare le mie coperte. Ma no. Continuo a camminare. Tiro un calcio e poi un altro ad una lattina vuota. Che sogno reale... ma sono certa che, se mi sforzo, posso aggiungere qualche particolare interessante... Ma non mi diverte. Così si perde il sapore della sorpresa. Non c’è nulla di più triste di un sognatore cosciente. Perché anche nel pieno del sogno sa che è la sua fantasia a creare ciò che vive. Eppure ho così tanta voglia di abbandonarmi a questo luogo. Fare in modo che per me sia realtà. Voglio incontrare qualcuno. All’improvviso, le luci della strada s’illuminano come fossero fari di un teatro... Sono come un’ombra leggera che avanza tra la folla. Dov’è il giorno? Questa è la città dov’è sempre notte. E mi sembra che sia sempre la stessa, da quando ho cominciato a sognare... Una delle vetrine mi attrae particolarmente. Un negozio d’arte. Mi accosto per guardare meglio. Calici fantastici, cornici con foto che sembrano tratte dalla casa dei fantasmi. Il volto di un ragazzo riflesso nel vetro della vetrina. Il mio volto si contrae in un sorriso. E la mia voce mi rimbomba nella mente. Eccoti qui. Mi distolgo per un attimo dallo sfavillio meraviglioso della vetrina. Non c’è. Lui non c’è. Ma ci sono tre persone vestite di nero. Come me, come tutti. Figo! Sono tre giovani donne. ̵ Allora, che aspettiamo, andiamo?!- adoro incontrarle nei miei sogni. Specialmente così. ̵ È tardi, che ore sono?- nessuna risposta. Sembrano tutte prese da una strana smania di vagare. Dopotutto, cosa m’importa dell’orario. Sono io e so dove vado. Dove? ̵ Dove andiamo ragazze?!- è una domanda così semplice e così “cronica” a volte. ̵ Facciamo un giro.- è stata la risposta repentina. Parliamo, del più, del meno, della vita, di un gelato che fa gola. Ma, ciò che mi colpisce maggiormente, è il graduale cambiamento della folla che ci circonda. Le persone, quasi tutte giovani, cominciano ad avere un’aria familiare, quasi rassicurante, come quando credi di trovarti fra altri che siano ben accetti ad accoglierti. È come quando ti senti nella scena di un film e tutti sanno chi sei no? Riesci perfino a sentire la colonna sonora e il dolby sorround... Ed io mi sento così. Specialmente con il walkman nelle orecchie. Le lanterne di vetro blu, agganciate alle mura dei palazzi con catene di ferro battuto, ondeggiano lievi nel vento. E ciò che mi stupisce di più, da un locale vicino, arrivano le note di una rock band... Direi che non posso volere di più. Tranne il fatto che mi rendo conto che, ormai, va avanti incontrollato. Meglio. Sono come un’ombra leggera che avanza tra la folla. Con me ci sono altre tre ombre. È davvero affascinante il modo in cui il mio cappotto nero rifletta le luci bluastre della strada. Mi sento al sicuro da tutto. Ma, in fin dei conti, non so dove sono. Ho come un presentimento. Il mio cervello sta organizzando qualcosa di davvero diabolico... dopo un attimo di silenzio, sento le note di una canzone che conosco molto bene. Fa parte di una colonna sonora di un film che amo molto... ecco il ritornello... I’M TRAPPED IN THIS WORLD LONELY AND FADED... UNBROKEN WAITING FOR YOU TO COME... Dalle vetrine dei negozi di dischi, trasmettono video che conosco altrettanto bene. Ora capisco cosa succede. Dopotutto ho appena finito di leggere le cronache dei vampiri di Anne Rice. Dovrei leggere qualche romanzo Harmony, ogni tanto... no, credo sia impossibile. Fortuna che prima di dormire non ho letto “una discesa nel Maelstrom” di Poe, altrimenti sarei finita nel bel mezzo di una tempesta! E così, l’unica rock star della letteratura che si spaccia per vampiro o viceversa, è finita con l’entrare in uno dei mie sogni. Mi attacco letteralmente alla vetrina come un pesce in un acquario, sento il freddo sotto le mani, il fremito degli altoparlanti, il fruscio dei vestiti, il pizzicore del vento sul viso. È tutto così vero. Il suo volto è così espressivo, attraversa il tubo catodico e mi buca gli occhi. Sono stata brava ad immaginarmelo. Ho sempre avuto molta fantasia e molto amor proprio. Dunque, adoro viziarmi quando sogno. Ora vedo un altro volto, riflesso nel vetro. È un volto conosciuto che mi da serenità. E, quando mi giro, è ancora lì ad aspettare che io dica qualcosa. Le butto le braccia al collo. Mi da serenità. Mi sorride. Vorrei che fosse così tranquilla anche nella sua vita. Ma non è così. Ed anche nei sogni dai suoi occhi cola tristezza e, forse, amarezza. Viviana alza un braccio, indicando col dito un vicolo buio: ̵ È lì!- poi cala il silenzio. Essere sorelle senza legami di sangue è una condizione pefetta, è come se non ci si sentisse obbligati a darsi affetto reciprocamente. BLOW ME AWAY... Qualcuno continua a cantare... Il vicolo buio sembra alquanto invitante... Mettendole un braccio dietro la schiena dico: ̵ Andiamo!- Ecco che ci incamminiamo. Ora non ho proprio idea di dove siamo. Sapere che sto sognando non mi aiuta proprio. Quasi, quasi me ne dimentico per un po’. È come se l’aria si colorasse di luci soprannaturali e si sente anche uno strano profumo di fiori freschi. Mi sembra di trovarmi in uno di quei film in bianco e nero nei quali la pellicola salta e traballa e ogni tanto è disturbata da graffi neri ed intermittenze. Ci avviamo verso il vicolo buio. Ed in effetti, ciò che troviamo è un’oscurità totale, intervallata da alcuni lampioni molto fiochi. Ma, guardando attentamente attraverso il buio, qualcosa s’intravede... È come una luce lontana ed impalpabile. Non si tratta dell’aura sovrannaturale di un fantasma, bensì dell’insegna di un locale. Afferro la mia amica per un braccio, così di scatto, senza pensare, eppure si tratta di un sogno e non si può non pensare dato che si tratta di un’elaborazione del cervello... La trascino per qualche metro, lasciando indietro le altre. Si sente il rumore dei nostri passi sul lastrico di piperno bagnato. I miei occhi scorrono ansiosi sull’insegna luminosa. È a caratteri gotici. DRACULA’s DAUGHTER. Che originalità... Questa volta direi che la mia mente mi ha delusa, se non sapessi che questo è il nome di uno dei locali in cui suona il mio simpatico amico dai denti aguzzi. Io e Viviana ci scambiamo uno sguardo fugace... ̵ Si entra, allora...- ci diciamo impazienti. Le altre, ormai lontane, passeggiano avanti e indietro. Non sembra che vogliano raggiungerci. Poso la mano sulla maniglia della porta e spingo... Un’ondata di calore mi travolge, questo posto è una fornace. Si sente il rumore ovattato della musica. Ed un vociare intenso. Avanzo oltre la soglia, lei segue a un passo dietro di me. Finalmente sono dentro. Lancio un’occhiata rapida alla grande sala... Divanetti di velluto blu la riempiono assieme a stupende lampade liberty dai vetri colorati che sfumano dall’azzurro al nero più intenso. E poi quadri alle pareti, come se fossero figure vive... Monet, Füssli, Böcklein, Caravaggio e tanti altri che non conosco nemmeno. E poi bottiglie di tutte le forme che riflettono la luce delle lampade. Un bancone di legno scuro che occupa tutta la parete destra. E poi... e poi la musica, che proviene dagli schermi giganti appesi alle pareti con delle catene forti e sottili. Musica che viene anche da qualche altra parte... HIDING FROM THE DAY. Viviana si siede al bancone, saluta, scambia qualche parola col barista. Com’è possibile che solo io non conosca questo posto e questa gente?! E poi ragazzi, tutta gente giovane, beve, chiacchiera, ride, bisbiglia qualcosa. In fondo alla grande sala c’è un tendone di seta blu... mi dirigo verso quello e lo scosto con lentezza, dietro c’è una porta-finestra che da su un giardino. Decido di uscire a dare un’occhiata.l’erba è alta e profuma. Ha smesso di piovigginare. Ci sono dei pavoni che camminano sull’erba umida. E grandi panchine di pietra bianca scolpita come un rosone. Niente male davvero. C’è qualcuno che passeggia, parecchia gente direi. Il giardino è davvero enorme ed è in discesa. Mi sposto più avanti e vedo qualcuno un po’ appartato. La gente che mi passa accanto mi saluta e mi fa i complimenti per qualcosa. Ma cosa? Ma, all’improvviso, mi ricordo che sto cercando qualcosa, o qualcuno. Ancora le note di una canzone e le sue parole... I SLEPT SO LONG WITHOUT YOU... E il fatto peggiore è che ho capito dove sono e fra chi mi trovo... Non dovrei no, eppure ho paura. Ma la paura è inabissata e sommersa dalla curiosità... Sento un rumore dietro di me. Le luci dei lampioni risplendono negli stagni quieti. Si è mosso qualcosa sulla ghiaia del sentiero. Mi giro di scatto. Dove diavolo sei? ̵ Chi c’è?!- dico io all’improvviso. ̵ Io.- è la laconica risposta. Dunque ciò che cercavo inconsciamente è davanti a me. Come morto è abbastanza vivo, direi. Sorride pure. I capelli chiari, riflettono le luci come oro antico, la pelle diafana è immobile come marmo. Se il suo petto non fosse scosso dal respiro, direi che è morto... Mi sorride pure. ̵ Come va stasera?- ma chi lo conosce. Cioè chi ci ha mai parlato altre sere. ̵ Bene...- rispondo io con una faccia perplessa. ̵ Sta bene- poi un sorriso malizioso gli curva i lati della bocca...- Abbiamo qualche ora prima dell’alba.- ̵ Ah certo devi tornare nella... ehm...bara?!- ma che sto blaterando? ̵ No... è che il locale chiude. E... tu...tu prima o poi dovrai dormire...- giusta osservazione. ̵ Ah beh, sto già dormendo e sto pure sognando...- ma che dico? ̵ Cosa?!- aspetta un po’ prima di continuare e mi squadra divertito - Ma se hai un’idea migliore...- ̵ Oh si, ne ho eccome, puoi starne certo... ne ho per i prossimi cent’anni- dico io soddisfatta. ̵ Non vado di certo di fretta.- sorride lui. ̵ Beh, nei sogni non vado di fretta neanche io...- ̵ Allora, prendi questo...- e mi mette fra le mani un giglio... Viviana mi saluta dall’alto del giardino profumato. E penso fra me e me mentre parliamo, io e lui, e le nostre voci sono eco lontane, meglio se questo non fosse solo un sogno strano. E sento già le voci del mattino risuonare per la strada, sulle vetrine, nel vicolo buio lastricato di stelle riflesse, sento la luce arrivare sul mondo, come se i suoi raggi fossero enormi pilastri di ghiaccio che reggono il cielo.
Napoli 13/12/2004 Chiara Carmelo
mi farebbe piacere che anche voi scriveste i vostri sogni non-Gerry!!!
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